mercoledì 31 agosto 2011

Per un'educazione non-violenta

Volevo fare un post, ma me lo sono trovato bell'e fatto! non potrei fare di meglio, e perciò tale e quale ve lo rigiro, preso in prestito dai Maschi infrarossi:
La notizia di oggi del salutare arresto, in Svezia, di un consigliere di Canosa sorpreso a schiaffeggiare in pubblico il figlio dodicenne, ha sollevato il solito coro di "e che sarà mai uno schiaffone..!". Il democratico "Il Giornale" interpreta: "ha dato uno scappellotto al figlio 12enne che faceva i capricci".  E chi glielo ha detto? Dubitiamo che qualcuno abbia fatto in tempo a far intervenire la polizia per un fugace "scappellotto". Ma il Giornale commenta sconcertato: "quello che può sembrare un gesto normale di un padre nei confronti di un figlio è reato in Svezia".
No, sig. Giornale, quel che lei interpreta come "normale" è la normalità patriarcale e violenta, e noi non siamo d'accordo. Siamo invece d'accordo con Fulvio Scaparro che sul Corriere scrive: "ma la violenza non è mai educativa; resto dell'opinione che sberle e botte siano umilianti per chi le riceve e anche per chi le dà" e ritiene necesario iniziare a sanzionare l'uso della violenza come "metodo educativo".
Bene: tutto ciò ci dà l'occasione di condividere con voi un importante documento di Save the Children:
Il Manifesto per un’educazione senza violenza
"Tutti i minori, siano essi bambini o adolescenti, in ogni momento ed in ogni contesto, sono titolari di diritti umani inalienabili. Picchiarli, e non importa quanto lievemente, è sempre un misconoscimento del diritto al rispetto della loro dignità umana ed integrità fisica e mentale.
La Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, all’articolo 19, afferma che i bambini vanno protetti da ogni forma di violenza fisica o mentale, perpetrata da chiunque, compresi i genitori o chi ne ha l’affidamento.
E’ inaccettabile che in Italia non sia ancora espressamente vietato punire fisicamente i bambini nel contesto familiare. Così, non solo il nostro Paese non è in linea con le raccomandazioni a livello internazionale ed europeo, ma tale situazione costituisce una discriminazione a danno dei minori. Infatti i bambini e gli adolescenti sono l’unico gruppo di cittadini che non vedono riconosciuto legalmente il proprio diritto a non subire punizioni fisiche anche in ambito domestico; sotto questo aspetto sono trattati di fatto come cittadini di serie b.
Picchiare un bambino può causare danni sia fisici che psicologici e gli insegna l’uso della violenza come modo di risolvere i conflitti, diventando un significativo fattore di sviluppo di comportamenti violenti, sia nell’infanzia che nella vita adulta. Al contrario, bandire ogni forma di violenza e promuovere una disciplina positiva basata sull’amore e sull’autorevolezza, rinforza il ruolo del genitore e attenua le tensioni in ambito familiare.
La principale fonte d’insegnamento per il bambino è il comportamento degli adulti, che ha un’influenza fondamentale sull’uomo che sarà domani. Se un genitore sarà in grado di gestire un conflitto, analizzandolo con calma e fornendo indicazioni autorevoli, sarà anche in grado di insegnare ai propri figli la capacità di affrontare ogni situazione utilizzando la ragione piuttosto che la violenza, la parola piuttosto che le mani.
Crediamo sia venuto il momento per la società italiana di affermare senza alcuna esitazione che non c’è mai bisogno di ricorrere alla violenza nell’educare bambini e gli adolescenti, in tutti i contesti educativi, sia quelli in cui oggi è già espressamente vietato, come ad esempio la scuola, sia nella famiglia, dove invece è ancora ammessa. Non è possibile definire una soglia al di sotto della quale la violenza può essere dichiarata tollerabile: la violenza è sempre e comunque inaccettabile. I bambini sono persone a pieno titolo e vanno rispettati come tali, evitando il ricorso alla violenza, che non è mai una forma di educazione ammissibile.
Chiediamo dunque alle istituzioni competenti di promuovere un’opportuna campagna di sensibilizzazione pubblica per aiutare i genitori a comprendere quanto sia importante l’educazione senza violenza, e sollecitiamo il Parlamento ad adottare una riforma normativa che vieti ogni forma di punizione violenta anche in famiglia, per promuovere migliori relazioni interne al gruppo familiare ed aiutare gli stessi genitori nel loro compito educativo, così delicato ed importante".
Promosso da Save the Children Italia. 
Hanno aderito: • Giovanni Bollea, Professore emerito di neuropsichiatria infantile dell’ Università La Sapienza di Roma • Gustavo Pietropolli Charmet, Psichiatra presidente dell’Istituto Minotauro e Presidente del Centro Aiuto alla Famiglia in crisi e al bambino maltrattato (CAF) • Paola Di Blasio, Direttore del Centro di Ricerca sulle Dinamiche Evolutive ed Educative (C.R.I.d.e.e.), presso il Dipartimento di Psicologia, Università Cattolica del Sacro Cuore • Luigi Fadiga, già Presidente Tribunale Minorenni e Corte d'Appello, Sez. Minori • Fabrizia Bagnati, Presidente Unione Nazionale Camere Minorili • Franco Occhiogrosso, Presidente del Centro nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l’adolescenza • Franca Dente, Presidente Ordine Nazionale Assistenti Sociali • ANPE (Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani) • CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia) • SIP (Società Italiana di Pediatria).
Qui trovate altre interessanti riflessionisul tema.
E anch'io, come i Maschi infrared, invito tutti ad aderire, compilando il modulo su questa pagina. 
E infine anch'io rimando tutta la mia solidarietà al ragazzino, che oltre che dalla violenza del padre, si trova ora investito anche da quella mediatica: anch'io spero si renderà conto che di tutti, l'unico che NON si deve vergognare è solo lui. Perché...

domenica 21 agosto 2011

Tutto conta: è una legge della fisica

Sapete qual è, secondo me, la differenza fra il gesto che ha fatto Rachel prima di morire, e OGNI nostro gesto di soccorso a qualcosa (qualsiasi cosa)?
Che nel suo caso la circostanza della sua morte ne ha accelerato l'effetto, amplificandolo a dismisura, e l'eco dei media ha reso evidente a tutti il risultato.
be inspired!

Ma nessuno di noi deve dubitare che anche il gesto più oscuro e insignificante cambi il mondo per sempre - nel bene e nel male; dunque cambia per sempre anche noi e la nostra vita.
Se la scala a cui questo avviene per noi è impercettibile, disprezzarne l'impatto è una svista: perché l'universo non è infinito in "grandezza" (o larghezza), ma in quanto ogni mondo CONTIENE un altro mondo, che ne contiene un altro, il quale ne contiene un altro, e così via.. e il nostro mondo è a sua volta CONTENUTO in un altro (per questo ci appare "finito"), che a sua volta è contenuto in altro e così via (appunto) all'infinito.
Non chiedetemi come lo so - lo so e basta; qualcosa mi dice che l'equivoco della dimensione è una delle bende più spesse che abbiamo sugli occhi.